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lunedì 6 dicembre 2010

IL REGALO CHE NON TI ASPETTI

Capita che ti svegli una mattina con una strana serenità e ti sembr surreale poter dire "sono tranquilla"
Capita che accade sempre sul più bello. Quando meno te lo apetti, quando stai per mollare, quando per te è già tempo di bilanci...tutto prende forma, acquista un senso, va in una direzione.
Credevi di non stare bene, avevi anche pensato di cambiare città...ancora una volta. Forse per assecondare il tuo spirito nomade, ma che poi va alla ricerca della stabilità. E invece...
Il regalo che non ti aspettavi.
Giri per le vie di una città che avevi già visto, ma che adesso ti sembra diversa. Adesso ti piace e ne sei stupita. Ti senti a tuo agio in quella stessa città che avevi trvato così grigia e invivibile.
Cammini per le vie illuminate. E' già Natale e stranamente non ne sei infastidita.
Una grande responsabilità. Adrenalina, ansia, una pizza con l'amica di sempre.
I navigli immobili e gelati. Anche quelli ti sembrano diversi. La gelateria con i coni metallici.
Non è più cupo. Il grigiore prende colore.
Torni alla vita di sempre con una carica nuova. Qualcosa è cambiato dentro di te e ti fa stare bene.
Lui ha lo sguardo inquisitore, ma a te non importa. Adesso hai fiducia in te stessa e non hai bisogno di aggrapparti a niente. E' tutto merito de...
Il regalo che non ti aspettavi
Improvvisamente la ruota gira anche per te. Qualcuno lassù ti ha vista vacillare ed ha voluto aiutarti. Contratto a tempo determinato.
Il regalo che non ti aspettavi
Sei stata assunta. Hai quello che volevi.
Sali su un treno. La notte prima ci ripensi, ti assale una strana ansia. Alla fine dici che prenderà il sopravvento il sorriso. Non sai che non è così e che non ti sbagliavi.
E il regalo che non si aspettava
Un pacco recapitato nel posto sbagliato. Posta indesiderata. Fuori luogo. Inopportuna.
Sei dovuta arrivare a 28 anni per capire che le sorprese non si fanno, che i regali vanno annunciati e che...hai sbagliato tutto.

domenica 28 novembre 2010

STELLE CADENTI

Un cielo luminoso, ma senza il sole
le stelle come fossero disegnate da un bambino
stelle cadenti
uno specchio d'acqua, un lago, ma di acqua limpida
un bimbo che gioca, corre sull'acqua
mi da le spalle, corre verso le stelle che mentre cadono lasciano la loro scia luminosa
toccano l'acqua
ed è fumo
vapore
o solo la dissoluzione di un sogno affidato proprio a quella stella caduta?
acqua fumante
e io lì sul ciglio della strada
sulla sponda, sulla riva del lago a guardare il cielo
guardo le stelle, il bimbo che gioca
ed affido il mio desiderio alle stelle
Ma alla notte segue il giorno, quello vero, quello in cui sparisce quella quiete, un rifugio.
Strana sensazione.
E il ricordo di ieri sera. Le lacrime e le tue carezze.
Il cuscino, la coperta e la tua voce a chiedermi cosa mi rende triste.
Il buio e il coraggio di dirti che è inutile discutere.
I soliti discorsi sempre senza fine, non quella che immagino, non quella che sogno.
Una famiglia
una vita insieme
"un giorno ci guarderemo e capiremo che vogliamo condividere tutto"
la voglia di essere in tre e la tua mano che pian piano scivola su di me
Facciamo l'amore, come non avevamo fatto mai.
Intesa
Passione
Le tue labbra appiccicate alle mie
Non voglio lasciarle
Continuo a baciarti e in ogni bacio c'è qualcosa per te
C'è che ti amo
C'è che voglio vivere tutta la mia vita con te
C'è che sei l'uomo della mia vita
C'è che quando arriverà quel momento in cui mi guarderai e mi dirai che vuoi un figlio, io piangerò come non ho fatto mai e ringrazierò quella stella cadente, che nel suo viaggio si è ricordata di me.

venerdì 26 novembre 2010

La scienza del buon vivere

Cento piccoli indiani. A cena

La felicità è uno stato dello spirito che nasce anche dal piacere del corpo. Chi ha fame vuole mangiare comunque; chi ha da nutrirsi, vuole farlo bene. Bene non indica quantità ma qualità. La ricchezza è condizione necessaria ma non sufficiente: occorre anche buon gusto, cultura, esperenza e creatività.
Gli americani spendono per il packaging (l'involucro) dei loro alimenti la stessa cifra ch l'India investe per il cibo. Ma l'obesità che trionfa negli Stati Uniti dimostra che le risorse non sono accompagnate dal senso estetico e dalla saggezza della misura. Stessa cosa vale per l'Italia, altra patria di obesi: in media un connazionale mangia quanto 52 indiani. Se, dunque, invitate a cena una coppia di amici, è come se vi arrivassero in casa 104 indiani. Ma ciò non garantisce che la cena sia di qualità. Per esserlo, occorre che il cibo passi dal livello del semplice nutrimento a opera d'arte, che le vivande non siano ingozzate ma gustate, che il vino non sia tracannato ma sorseggiato.

Style Magazine

giovedì 25 novembre 2010

LA PAZIENZA: LA VIRTU' DIMENTICATA

Dicono che la virtù sia una predisposizione abituale e ferma che spinge a fare il bene, che consente alla persona di compiere atti buoni e di dare il meglio di sé.
Così la persona virtuosa fa in modo che le proprie energie convergano verso il bene, ricercandolo e scegliendolo per il compimento di azioni concrete.
Bene!
Si fa presto a dirlo, ma talvolta accade che non sia poi così semplice. E allora?
Basta avere pazienza. Ecco la chiave di tutto.
Dal latino PATIRE............................................una qualità, una predisposizione naturale ad accettare difficoltà, avversità, pressioni, controversie. Tutto con serenità, riuscendo a controllare la propria emotività, la propria istintività.
Cosa serve? Calma, costanza, determinazione......è il gioco è fatto.
Pazienza per sopportare tutto quello che la vita ci pone davanti. Pazienza e forza.
Forza!
Per stare accanto ad un genitore che sta per lasciarti, senza permettere che lui veda e senta le tue lacrime.
Per lavorare ogni giorno come se ci fosse sempre il sole, quando invece hai l'inverno dentro.
Per essere sempre pronta ad ascoltare chi crede di avere problemi insormontabili, mentre pensi che non ci sia nulla di grave quanto la morte.
Per riuscire a sorridere anche quando avresti voglia di piangere.
Per scegliere di scrivere anzichè parlare.

giovedì 18 novembre 2010

VA TUTTO BENE

Cosa c'è che non va?
Te lo chiedi...glielo chiedi...la risposta con un fermo, freddo, vago, banale sms... "Va tutto bene".
E invece si che c'è qualcosa che non va!
Non va che io abbia voglia di vederti e tu non ne senta l'esigenza
Non va che io senta la tua mancanza e tu sia sempre così mite
Non va che se non posso abbracciarti mi senta vuota
Non va che debba sentirmi dire "non fare la drogata in crisi di astinenza"
Non va che non riesca a fare a meno di te e che invece a te riesca così bene...
Non va che io cominci ad autoconvincermi di cose che non ho mai pensato, solo perchè tu hai deciso anche per me
Non va che io continui a sognare quando tu sei il primo a tenere i piedi per terra
Non va che io mi ostini a voler stare con te mettendo a tacere, ogni giorno, la parte più istintiva di me stessa
Non va che io immagini una vita insieme a te e tu non riesca a guardare oltre il presente.
..sai che c'è che non va?

"Che quando ti accorgi che vuoi passare il resto della vita con qualcuno, vuoi che il resto della vita cominci il più presto possibile!"

martedì 16 novembre 2010

IL BUCO NERO

Rifletti, rimugini, ti arrabbi, ragioni, rispondi...tutto da sola. Certo se ci fosse lei davanti a te sarebbe molto più semplice o forse complicherebbe tutto.
E' umorale, quelli bravi direbbero bipolare e tu l'assecondi. Piange e tu la consoli. Elargisce i suoi preziosi consigli e tu annuisci. Torni a casa e ti senti senza forza. Sei riuscita ad uscire fuori da te stessa, mille volte. Ti sei sforzata di comprendere senza capirne le ragioni. Hai provato a tirare fuori tutto, ma non hai risolto niente e prima di arrenderti all'idea di essere stata presa in giro, oppressa, obbligata ad essere come lei...pensi di essere pazza!
"Domani sarà diverso".
Si, ne sei convinta. Vai a dormire pensando che non puoi permettere a nessuno di destabilizzarti e pensi che in fondo anche tu puoi aspirare ad un premio nella vita!
Non c'è bisogno di un grande premio, basta un piccolo piacere che la vita può offrirti...un abbraccio, un posto vuoto nel parcheggio sotto casa, il fuoco scoppiettante del camino, una cena pronta quando torni a casa la sera, un tramonto al mare con la persona che ami, una notte di luna piena...quando ti sforzi di guardare solo lei, senza vedere che tutto intorno è solo buio...c'è solo un grande buco nero!

giovedì 14 ottobre 2010

«Le mie pensioni»: quanto prenderanno domani i precari di oggi?

Di Andrea Garnero

La dichiarazione del presidente INPS secondo cui «se dovessimo dare la simulazione della pensione ai parasubordinati rischieremmo un sommovimento sociale» riportata dal Corriere un paio di giorni fa sulle pensioni dei precari ha scatenato un polverone. Il presidente, Antonio Mastrapasqua [nella foto a destra], ha negato la paternità della frase, noi vogliamo credergli però andiamo alla sostanza. Quali saranno le pensioni degli attuali precari? Un calcolo preciso è impossibile perché le future pensioni dipendono dalla crescita economica, dalla carriera salariale del singolo, da eventuali interruzioni lavorative e dalle frequenti riforme del sistema. Si possono pero provare a ipotizzare alcune cifre facendo una serie di ipotesi.
La Repubblica riportava alcune cifre del Center for Research on Pensions and Welfare Policies: le stime vanno dai 630 euro ai 724 euro per gli uomini, dai 391 ai 458 per le donne (la differenza è frutto di maggiori interruzioni lavorative e una carriera più limitata delle donne rispetto agli uomini).
A questi dati si aggiungono quelli di una ricerca in corso di Tito Boeri e Vincenzo Galasso (Is social security secure with NDC?) che ringraziamo per la gentile concessione. Immaginando il caso di un giovane uomo italiano tipo (caso A nella tabella) che entra nel mercato del lavoro a 25 anni con un contratto precario a 800 euro al mese fino a 35 anni quando ottiene un contratto a tempo indeterminato e raggiungere i 1300 euro a fine carriera, la pensione andrà da un massimo di 1052 euro al mese a un minimo di 638. Sicuramente gli toccherà lavorare più a lungo dei propri genitori e solo andando in pensione a 67 anni il giovane precario tipo potrebbe aspirare ad avere una pensione intorno ai 1000 euro.
Per chi, invece, riuscirà ad avere fin da subito un contratto a tempo indeterminato, e quindi una progressione salariale più forte (1600 euro a fine carriera), le prospettive sono migliori (caso B): da 819 euro al mese a 1342. A parità di salario di entrata a 25 anni, quindi, il precariato di inizio carriera causa una perdita di 200-300 euro sulle pensioni future.
Il caso C presenta, invece, le prospettive per un lavoratore a tempo indeterminato fin dall'inizio con un salario iniziale più alto del 25%.



Il problema non è tanto il sistema pensionistico attuale (che rimane uno dei più generosi in Europa: Boeri e Galasso replicano le stime per la Svezia e i tassi di rimpiazzo sono molto inferiori) quanto la dualità del mercato del lavoro: da una parte i super protetti che non possono essere licenziati e con prospettive di pensione decenti. Dall'altra la nuova generazione di precari che passa da un lavoro all'altro, senza adeguati servizi di orientamento sul mercato del lavoro né assegni di disoccupazione e che inoltre avrà anche pensioni infime.
A questi dati si aggiunge anche l'incertezza legata al «fattore Ryanair»: è sempre più normale lavorare per un paio d'anni in un paese e poi un altro paio d'anni in un altro e poi magari tornare in Italia. Quale sarà, però, il montante totale della pensione dopo aver pagato i contributi in diversi Paesi?
Che fare?
Il presidente INPS ipotizza un sommovimento secondo il Corriere. Forse ce ne sarebbe bisogno: non per forza una manifestazione o uno sciopero ad oltranza, ma una presa di coscienza seria a livello collettivo. Esistono proposte per superare la dualità del mercato del lavoro, alcune sono già state presentate in Parlamento. Non saranno perfette, si potrebbe fare molto meglio. Forse. Ma non è più tempo di aspettare, si deve fare un primo passo subito prima delle probabili elezioni in primavera.
A livello individuale, invece, un consulto con un esperto sarebbe utile per un'analisi, anche approssimativa, del proprio caso individuale. Potrebbe apparire strano dover cominciare a pensare oggi alle pensioni che si riceveranno tra 40 anni, ma purtroppo non c'è tempo da perdere.

giovedì 11 marzo 2010

...perchè l'Italia è una repubblica fondata sullo stage

- "Ma tu di che ti occupi?"
- "Per il momento faccio uno stage a...in futuro si vedrà"

Esci una sera conosci gente nuova e dopo un drink e due risate, arriva la domanda che ti fa cadere nel solito baratro.
Quante volte mi sono ritrovata a rispondere alla fatidica domanda e la risposta, come sempre, era la solita. Tornata a casa, poi, le altrettanto solite riflessioni...sul futuro. Non fai in tempo a sognare il giorno della laurea e subito ti ritrovi a immaginare quello in cui FORSE ti faranno un contratto, ma tutto solo dopo aver fatto almeno 5 stage diversi...in aziende diverse, dove hai imparato di tutto e adesso "hai un CV da pauraaaaaaaaaaaaaaa". Ecco appunto PAURA. E ora che hai imparato, che ti sei fatta un'idea di come funziona...stage scaduto. Torni a casa, tu e la tua magnifica esperienza, con una valigia carica di competenze, contatti e anche qualche amicizia, ma di lavoro non se ne parla. Cosa farai dopo? E magari mentre vivevi quella magnifica avventura dentro un'azienda fighissima, hai dimenticato di avere una vita fuori. Un fidanzato, le amiche, una famiglia. Loro capiranno, tu adesso devi progettare il tuo futuro. Ecco appunto FUTURO.
Ma quali progetti e quale futuro. Al massimo puoi decidere cosa fare domani o nel week end, ma quanto meno avrai preso consapevolezza di vivere in Italia. Il Paese che gli stranieri adorano e che gli italiani accettano. "I love Italia", ma quanti di loro lascerebbero le loro nazioni per venire a vivere quì dove se va bene riesci a fare la segretaria laureata? Ma anche per rispondere al telefono, mandare una mail e sedare le ire del capo dovrai prima imbatterti in una serie di finti contratti non meglio identificati: a progetto, part-time, d'inserimento, a prestazione, intermittente, d'origine non controllata, geneticamente modificato.
E così siamo tutti precari, per non dire sfigati e moderatamente illusi. Ma per farla sembrare più elegante meglio chiamarci "lavoratori flessibili". Flessibili? Ma chi ha detto che io sia una persona flessibile? Non lo sono mai stata neanche con me stessa...devo esserlo per un finto capo provvisorio?
Una generazione di disoccupati? No, solo diversamente occupati!

Potrebbe essere il titolo di un libro o forse solo una condizione, ma c'è chi invece ne ha fatto una professione...diventerà l'occupazione del futuro?